Ho avuto modo di ascoltare una conferenza molto interessante
tenuta da Gabriella D’Albertas sull’ombra e l'importanza di integrarla.
La relatrice affermava che ognuno di noi è seguito da un’ombra
, la quale è una specie di sacco nero
pieno dei condizionamenti familiari e culturali, di convinzioni indotte, paure
di inadeguatezza, convinzioni inconsce.
E’ tutto ciò che abbiamo considerato inadeguato, ciò di cui ci vergogniamo, ciò che già dalla prima infanzia ci è stato detto che non va bene di noi, che dobbiamo cambiare.
Ciò che è fuori dal sacco è la maschera, ciò che riteniamo socialmente accettabile.
Ognuno di noi, in maniera più o meno consapevole, vive nel conflitto tra ciò che è e ciò che crede di dover essere, tra ciò che mostriamo di noi e ciò che noi sappiamo essere dietro la maschera.
Questo conflitto sottrae molte energie; la relatrice diceva che è un po'come la fatica di tenere sotto il livello dell’acqua dei palloncini che tendono a voler venire in superficie: appena siamo un po’ più stressati salta fuori un palloncino e l' immagine che volevo mostrare viene compromessa.
Il rimedio è imparare ad integrare l’ombra, accettarla, rendersi conto che tutti nel sacco hanno più o meno le stesse cose, paure, incertezze, debolezze, voglia di essere diversi.
Come facciamo a capire quale sia il contenuto del nostro sacco? Intanto notare quando siamo più reattivi; quando riceviamo un appunto, una critica a cui reagiamo in modo esagerato.
Oppure rendersi conto che spesso proiettiamo sugli altri un nostro disagio, odiamo negli altri aspetti di noi che non possiamo accettare (ad esempio odiare i deboli quando ho una maschera di forza che nasconde qualche fragilità che proprio tutti hanno, oppure chi non sopporta le persone aggressive perché ha paura di esprimere la propria rabbia).
In genere in questi casi è l’emotività con cui il giudizio viene espresso, il senso di disprezzo che fa riconoscere la proiezione.
Jung diceva che tutto ciò che negli altri ci irrita può portare ad una migliore comprensione di noi stessi. Ad esempio odiare le persone arroganti perché non riusciamo a ribattere all’arroganza.
Trovare questi aspetti ce ne libera, accettare e rielaborare quella parte di me, riconoscerne i meccanismi guarisce e non mi fa più soffrire.
E’ tutto ciò che abbiamo considerato inadeguato, ciò di cui ci vergogniamo, ciò che già dalla prima infanzia ci è stato detto che non va bene di noi, che dobbiamo cambiare.
Ciò che è fuori dal sacco è la maschera, ciò che riteniamo socialmente accettabile.
Ognuno di noi, in maniera più o meno consapevole, vive nel conflitto tra ciò che è e ciò che crede di dover essere, tra ciò che mostriamo di noi e ciò che noi sappiamo essere dietro la maschera.
Questo conflitto sottrae molte energie; la relatrice diceva che è un po'come la fatica di tenere sotto il livello dell’acqua dei palloncini che tendono a voler venire in superficie: appena siamo un po’ più stressati salta fuori un palloncino e l' immagine che volevo mostrare viene compromessa.
Il rimedio è imparare ad integrare l’ombra, accettarla, rendersi conto che tutti nel sacco hanno più o meno le stesse cose, paure, incertezze, debolezze, voglia di essere diversi.
Come facciamo a capire quale sia il contenuto del nostro sacco? Intanto notare quando siamo più reattivi; quando riceviamo un appunto, una critica a cui reagiamo in modo esagerato.
Oppure rendersi conto che spesso proiettiamo sugli altri un nostro disagio, odiamo negli altri aspetti di noi che non possiamo accettare (ad esempio odiare i deboli quando ho una maschera di forza che nasconde qualche fragilità che proprio tutti hanno, oppure chi non sopporta le persone aggressive perché ha paura di esprimere la propria rabbia).
In genere in questi casi è l’emotività con cui il giudizio viene espresso, il senso di disprezzo che fa riconoscere la proiezione.
Jung diceva che tutto ciò che negli altri ci irrita può portare ad una migliore comprensione di noi stessi. Ad esempio odiare le persone arroganti perché non riusciamo a ribattere all’arroganza.
Trovare questi aspetti ce ne libera, accettare e rielaborare quella parte di me, riconoscerne i meccanismi guarisce e non mi fa più soffrire.
Inoltre affermava che siamo tutti espressione di un’ombra
collettiva e noi con la nostra ombra nutriamo quella collettiva. La fisica
quantistica ci insegna che partendo dal noi stessi possiamo fare molto anche
per la collettività. Lavorare in noi stessi, guardare in noi stessi con amore e
comprensione può fare moltissimo anche per il mondo in cui viviamo.
Recuperare l’ombra è fonte di energia, talento, libertà.
Per essere libero devo accettare insomma ogni parte di me.
Anche da questo punto di vista, dunque, la consapevolezza e l'accettazione sono i principi basilari per una vita vissuta pienamente e in armonia.
http://www.gabrielladalbertas.it
Anche da questo punto di vista, dunque, la consapevolezza e l'accettazione sono i principi basilari per una vita vissuta pienamente e in armonia.
http://www.gabrielladalbertas.it
Io personalmente non sopporto le persone con la "doppia faccia": purtroppo, devo tutti i giorni trovare un modo per conviverci, ce le ho intorno in ufficio...
RispondiEliminaAh ah, forse sono le lotte tra ombre, tra i nostri lati oscuri a creare le tensioni tra colleghi. I saggi dicono che il mio nemico è il mio miglior maestro, ma a volte è veramente difficile vedere il lato positivo.
RispondiEliminaUn post molto, molto interessante!
RispondiEliminaE un aiuto a guardarsi dentro partendo dalle nostre emozioni e reazioni; è una scoperta per me, eppure è tanto semplice, chi ci ferisce in effetti spesso coglie nel segno, individua quelle debolezze che noi non possiamo confessare a noi stessi.
Rifletterò su quello che hai scritto, cercherò di voltarmi a guardare la mia ombra, o almeno ci proverò...
Ti auguro un buon fine settimana, a presto
L'ho trovato anch'io un punto di vista molto interessante; se impariamo ad osservarci, possiamo sorridere delle nostre maschere e provare ad essere un po' più liberi. Ciao Lolle, grazie e a presto.
RispondiEliminaInteressantissimo post, pieno di verità. A volte si fa tanta fatica a tenere i palloncici sott'acqua..... quando poi schizzano a galla è un disastro. L'ombra a volte è un macigno.
RispondiEliminaA presto
Emi
Già,ma come sempre la conoscenza e la consapevolezza ci possono aiutare. Grazie per la visita. A presto
RispondiEliminacomplimenti per il blog, sono anni che pratico yoga e mastico un pò di queste argomentazioni, ti seguo con piacere
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