Elenco blog personale

mercoledì 28 maggio 2014

Analizziamo i nostri desideri


Uno dei punti fondamentali  della Bhagavad Gita è l’analisi dell’influenza dei desideri sulle azioni dell’uomo.
Nel verso 36 del terzo capitolo, Arjuna chiede a Krishna che cosa possa spingere un uomo a compiere il male, a volte  anche contro la sua volontà, contro i suoi principi.
Krishna risponde che la forza che spesso ci domina  è quella del desiderio, e la collera che influenza i nostri rapporti con gli altri  nasce dalla rincorsa inappagabile dei desideri.
Jaya Row spiega che il desiderio è una strategia dell’intelletto per riempire la sensazione di vuoto che spesso è dentro di noi. Cerchiamo di acquisire cose del mondo per far sparire questo  senso di incompletezza, anche se in realtà non siamo affatto vuoti, ma per qualche ragione non lo sappiamo.
Il problema è che quando riusciamo a  raggiungere l’oggetto del desiderio, nascono l’avidità, l’invidia, l’arroganza; si desidera sempre di più, e come non si spegne il fuoco aggiungendo carburante, così il desiderio non si spegne con gli oggetti del desiderio.
L’unico modo per spegnere il senso di vuoto e di insoddisfazione,  per fermare  la rincorsa dei desideri,  è alzare il livello dei desideri percepiti nel senso di passare da desideri tamasici a quelli sattvici,  e limitarne il loro numero. Infatti, nel prossimo verso Krishna dice:

38. "Come il fuoco è coperto dal fumo, come uno specchio dalla polvere, come un embrione è avvolto dall'utero, così (la saggezza) è ricoperta dal desiderio (kama).

Possiamo distinguere tre tipi di desiderio, in relazione ai guna:
1) desideri tamasici – ad esempio, l' eccesso di cibo, di oggetti, di alcool, di droghe e tutto ciò che spegne l’energia vitale, che rende apatici e passivi
2) desideri rajasici – ad esempio i desideri dell’ego, la sete di potere, di ricchezza, di fama
3) desideri sattvici – ad esempio i desideri di autorealizzazione, di compiere il proprio dovere, di dedicarsi all’umanità
Questi ultimi sono gli unici che vanno incoraggiati; gli altri sono come “polvere sullo specchio” che impediscono alla saggezza di esprimersi. Quelli rajasici vanno affinati, controllati, limitati; quelli tamasici vanno eliminati, combattuti, cacciati.
Non è facile; un buon modo in generale per controllare qualcosa che disturba la nostra vita è “ritirarsi”, prendersi tempo, concentrarsi, non lasciarci disturbare dalle distrazioni, coltivare l’energia che serve per combattere, come quella che si raccoglie nella concentrazione, tirando la corda dell’arco prima di lanciare la freccia.
E soprattutto elevare il livello dei nostri desideri, aspirare all’alto, allo spirito; in questo modo i desideri della materia spariranno da soli.

martedì 25 marzo 2014

Scegliamo di vivere nella Terra Pura



Alcuni appunti di lettura del libro di Thick Nhat Hanh " La nostra vera dimora".
In questo testo si fa riferimento ad un ramo del Buddhismo Mahayana fondato sul sutra della Terra Pura, diffuso in Cina e in Giappone, in cui si evoca il Buddha Amitabha e la sua meravigliosa Terra Pura.
Il maestro Thay  dice che il Buddha Amitabha e la Terra Pura sono creazioni della nostra mente. Se la mente evoca un luogo salutare, felice e sicuro,viviamo nella Terra Pura.  Se pratichiamo azioni salutari siamo nella Terra Pura. In cinese la parola bontà è tradotta come “ciò che è salutare”.
La Terra Pura è sempre a nostra disposizione;  è la pratica del “dimorare felicemente nel tempo presente” che ci permette di rimanervi stabilmente. 
Quando cerchiamo la Terra pura stiamo cercando noi stessi, e la creiamo con il respiro, con la consapevolezza di ogni gesto, ogni passo, ogni sguardo.
La felicità dipende dalla capacità personale di nutrire la felicità e  di trasformare la sofferenza che abbiamo dentro”.  La sofferenza rende possibile la felicità, come dai rifiuti si crea la terra dove nascono i fiori.
La Terra Pura è un luogo dove c’è tantissima comprensione e amore, dove esiste solo parola e azione salutare, dove il cuore è pulito e limpido.
In un luogo dove tutti sono arrabbiati, dove c’è avidità e ingordigia, nasce l’inferno.
“Con un solo sguardo compassionevole possiamo trasformare un mondo infernale”. Ogni gesto in consapevolezza, mangiare una mela, camminare, cucinare, ci fa provare pace, felicità, gioia, ci fa dimorare nella Terra Pura.
Possiamo essere tra coloro che vogliono creare un pezzetto di Terra Pura in ogni angolo del cosmo.
Che è poi il Regno di Dio dei cristiani, nel qui ed ora; siamo con Gesù ogni volta che si pratica amore, fratellanza, capacità di perdono.
Incontreremo molte prove da superare, e sarà la pratica della consapevolezza che aiuterà la trasformazione e la guarigione.
Tutto ciò che è fuori di noi, si genera dalla nostra mente e dal nostro cuore. Quando la mente è tranquilla, si crea un principio di saggezza, che ci indica la strada giusta.
Un libro pieno di saggezza assolutamente consigliato.

giovedì 6 marzo 2014

Mettere a fuoco


Riflettevo questa mattina su quanto ognuno di noi possa essere condizionato nei propri comportamenti dai dolori del passato non elaborati, non capiti, non accettati.
Ci sono persone che non riescono mai ad essere completamente serene, perché hanno dentro di sé un dolore: una madre anaffettiva, un genitore violento, un fidanzato o un marito crudele, un lutto, o anche un evento meno eclatante ma che ha creato una qualche ferita. Questo dolore può creare reazioni di difesa, aggressività, di isolamento, di depressione,  di inadeguatezza.
Non ci rendiamo conto che esiste un punto nel cerchio del tempo, che ci permette sistemare il passato ed il futuro, ed è il presente, che è l’unico tempo reale . 
Viviamo sempre solo in un eterno presente, dove possiamo “aggiustare” passato e futuro, un po’ come si fa con l’obiettivo della macchina fotografica.
Mettiamo a fuoco il presente, guardiamo in profondità, guidati da comprensione e compassione ciò che è avvenuto, accettiamo che il passato non poteva che essere così come è stato. Chi ci ha causato dolore non poteva che essere così e sicuramente ha causato dolore anche a sé stesso; auguriamoci che abbia avuto la possibilità di migliorare la sua situazione.
Ci può essere utile analizzare ciò che è successo nel passato con un atteggiamento di accettazione e comprensione, possiamo intravvedere nelle tracce degli avvenimenti della vita di ognuno le conseguenze delle nostre azioni. 
L’osservazione senza giudizio ci permette di eliminare le colpe e così guarire le ferite, le quali ci fanno vivere come malati, ci rubano tante energie che potremmo trasformare in gioia e creatività.
Mettere a fuoco il presente vuol dire anche vedere chiaramente in quello che ci succede, chiedersi perché un avvenimento  ci crea qualche problema, un incontro  ci fa arrabbiare, qualcosa  ci ha turbato. Solo osservando, senza giudicare, con leggerezza e il sorriso sulle labbra,  facciamoci delle domande, cerchiamo delle connessioni, con l'intenzione di stare meglio, di essere in armonia; così introduciamo chiarezza, luce,  nella nostra vita.

giovedì 13 febbraio 2014

Essere contenti e felici


Ancora qualche appunto sugli insegnamenti di Jaya Row presentati da Giacomo Bonaveglio il lunedì sera.
Una frase da stampare bene nella nostra mente: il solo dovere della nostra vita è essere contenti e felici.
Sembra difficile, ma se osserviamo ciò che di solito ci rovina la giornata, sono  piccoli giochi dell’ego, litigi tra parenti o colleghi, aspettative non realizzate, resistenza ai cambiamenti. È la mente irrazionale che ha il sopravvento sull’intelletto, sulla nostra parte razionale.
Come fare allora per rinforzare l’intelletto, il discernimento ? Schematizzo alcuni consigli che J. Row trae dai suoi studi vedici.
Essere testimoni imparziali, privi di pregiudizi, cercare di essere obiettivi, avere un ruolo distaccato, non farsi trascinare dalle passioni;
mettersi nel ruolo dell'osservatore, che è quello dello spirito;
non alimentare rabbia, avidità, sete di potere;
non pretendere di cambiare il mondo, il mondo cambierà se lavoreremo su noi stessi;
tenere presente che non siamo solo corpo e mente, ma soprattutto intelletto e spirito, lasciarci guidare da questa consapevolezza, rafforzando così l’intuito che ci fa trovare soluzioni;
fare  ciò che dobbiamo fare, come Arjuna, accettare le nostre responsabilità, analizzare i nostri comportamenti;
operare con spirito di dedizione, per una causa elevata, espandere il cerchio di amore.
Non è facile, specialmente quando ci troviamo ad affrontare problemi seri, ma anche in quei casi fare resistenza è controproducente; meglio accettare, osservare il dolore, fare del nostro meglio, attendere che torni l'equilibrio, e ricominciare a sorridere.

mercoledì 22 gennaio 2014

Bakti Yoga – la via della devozione

Qualche appunto per vedere, dopo il Karma Yoga, che cos'è il Bakti Yoga, la via della devozione.
Con la via della Bakti sono le emozioni che ci aiutano ad arrivare alla auto-realizzazione. 
Devozione non solo nel senso dell’adorazione di Dio, ma soprattutto nel coltivare la gratitudine e  la consapevolezza delle manifestazioni dell’Energia creatrice.
Jaya Row fa l’esempio del gustare in questo modo un piatto di riso, il quale, con il suo colore, il suo sapore, la consistenza, la capacità di nutrire, è perfetto.  Devozione quindi come comprensione profonda dell’essenza di ogni cosa nella sua diversità. 
E’ allineamento con la Legge che crea la realtà e riconoscerla come perfetta. 
Altro  punto importante è comprendere che siamo una parte del tutto, pur ognuno con le proprie peculiarità, e non e“separati da”.
E' possibile dunque trovare gli aspetti comuni su cui cooperare, lavorare al meglio e vivere in pace. Un atteggiamento di cooperazione, un’attitudine benevola, permette di attrarre anziché respingere, scioglie i blocchi e fa sì che i rapporti con gli altri siano costruttivi. 
Anche identificarci con chi ci è vicino è un buon atteggiamento; le sue gioie saranno anche le nostre, e i suoi problemi saranno alleviati dalla nostra attenzione e aiuto. In questo modo anche la nostra tendenza al desiderio compulsivo si attenuerà. 
Inoltre, quando si prova gratitudine, ogni momento diventa occasione di celebrazione e ringraziamento, la vita acquisisce un senso di sacralità. Sarà il discernimento, l’intelletto radicato nello Spirito che guiderà le nostre emozioni.

Fonti: Video di Jaya Row, incontri con Giacomo Bonaveglio

domenica 19 gennaio 2014

Karma yoga - il sentiero dell'azione

Jaya Row, nel suo commento alla Bahagavad Gita, individua tre sentieri che portano alla realizzazione del Sè:
il Karma Yoga, o sentiero dell'azione;
il Bhakti Yoga, o sentiero della devozione;
il Ynana Yoga, o sentiero della conoscenza.



Ognuno potrà percorrere questi sentieri, privilegiando quello che più si adatterà alle proprie caratteristiche.
"Mantenete la vostra libertà", si dice nella Gita. Libertà dal desiderio che diventa compulsivo perchè, anche se soddisfatto, ci porta sempre a desiderare qualcos'altro. 
Il Karma Yoga è la tecnica con cui è possibile interrompere la formazione di sempre nuovi desideri che ci rendono schiavi e infelici.
Per prima cosa, si deve individuare un nostro talento, un interesse profondo, un'inclinazione che ci contraddistingue. In questo campo cercheremo di muoverci a favore di un ideale, di un bene maggiore.
L'azione, a seconda delle motivazioni, potrà essere:
azione egoistica, se è guidata dal desiderio di favorire i propri bisogni e quelli della nostra famiglia; dell'azione ci interessa il ritorno per noi stessi, ma sono azioni non efficaci che causano sempre nuovi desideri;
azione altruistica: se è guidata dalla tendenza a voler contribuire ad un bene comune, alla città, alla comunità, all'azienda. E' un atteggiamento che dà grande vitalità ed energia. "Chi dà avrà successo, chi prende, perderà"; si contribuisce con il proprio talento ad una causa comune per il beneficio di tutti;
azione senza ego:se l'azione non è motivata dal desiderio di ottenerne dei frutti, ma dal voler offrire le proprie capacità e talenti a Chi ce li ha dati, e riguarda aspetti che vanno al di là del mondo. E' l'azione più potente. Ogni creatura dell'universo ha un proprio ruolo che deve essere svolto al meglio per far funzionare l'insieme. In questo caso l'azione diventerà un atto di devozione verso l'Energia creatrice, cioè sarà azione senza ego.

« 'L'uomo che ha realizzato la sua identità spirituale non ha interessi personali nell'adempiere i doveri prescritti né ha motivo di non compiere tali doveri. Egli non dipende da alcuno per nessuna cosa. Si devono dunque compiere il proprio lavoro e le proprie azioni per dovere, senza attaccamento ai frutti dell'azione, perché agendo senza attaccamento si raggiunge il Supremo. »
(Bhagavad Gita, III, 18-19)


Fonti: Video di Jaya Row, incontri con Giacomo Bonaveglio


giovedì 26 dicembre 2013

"La ricchezza della vita"


Nel grande ufficio che condividevo anni fa con alcuni colleghi, Luciana aveva appeso sulla colonna che divideva le nostre due scrivanie, un quadretto con alcuni consigli di vita quotidiana di Daisaku Ikeda. Mi sembravano molto sensati e saggi, perciò decisi di iniziare la giornata leggendo quelle parole. Dopo alcuni mesi, non ebbi più bisogno di leggerli, li avevo imparati a memoria e quando nella giornata mi capitava qualche difficoltà, mi veniva in mente la frase che mi aiutava a superare il problema. Sono semplici consigli che aiutano ad allentare le tensioni che a volte si creano per motivi anche  futili; li dedico in particolare a Lolle a cui li avevo promessi e a chi capita su queste pagine con i miei auguri di buone feste e soprattutto di  buona vita.


Oggi decido nuovamente  di dedicare  la mia vita al kosen-rufu.

Di essere forte  al punto che nulla possa alterare la pace del mio spirito.

Di trasmettere salute, gioia e speranza ad ogni persona che incontro.

Di fare sentire ai miei amici che c'è qualcosa di buono e di magnifico  in loro.

Di guardare il lato positivo di ogni cosa e di essere ottimista nella vita.

Di pensare solo al meglio e di sforzarmi ad agire solo nel migliore dei modi.

Di essere altrettanto felice del successo degli altri come lo sarei del mio.


Di non dimenticare alcun errore del passato e avanzare risolutamente per ottenere i migliori risultati nel futuro.

Di dedicare così tanto tempo a migliorarmi da non restarmene più per criticare gli altri.

Di essere troppo forte per la paura, troppo nobile per la collera, troppo felice per l'inquietudine.

Di approfondire la mia fede ogni giorno affinché il Gohonzon mi mostri il cammino della mia vita.

(Il kosen rufu è la realizzazione della pace, il rispetto assoluto per la dignità della vita - il Gohonzon è l'oggetto di culto del Buddhismo Nichiren)
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